03 maggio 2007

Ad Transitum Padi

“Non credi, caro Rainaldo, che sia il caso di fare una sosta?”
Rosso si deterse una goccia di sudore dalla fronte e guardò il compagno che camminava accanto a lui di buona lena. L’uomo sembrava ancora fresco come un fringuello, nonostante il loro viaggio non fosse stato così leggero. Erano partiti ore prima da Santa Cristina insieme alla loro scorta, con due muli carichi di ricche mercanzie, e non si erano riposati un solo istante. Tornavano da un lungo viaggio dalla città lagunare di Venezia, dove si recavano ogni due mesi per acquistare tessuti pregiati provenienti da Costantinopoli e rivenderli nei mercati padani.
“E perché mai? Vuoi fermarti proprio ora che si sente già l’aria di casa, fratello mio? Non sei forse contento all’idea di rivedere la tua famiglia?”
“Certo che sì, ma sto parlando di bisogni assai concreti, Rainaldo. Ora ci starebbe proprio bene una sorsata d’acqua e un tozzo di pane, il mio stomaco inizia a farsi sentire.”
Rosso si accarezzò la pancia tonda per cercare di tenere a bada i brontolii che la squassavano e Rainaldo si lasciò sfuggire una grassa risata.
“Per tutti i santi, hai una caverna al posto del ventre?!” esclamò facendosi beffe di lui.
Suo fratello chinò il capo e dissimulò l’imbarazzo dando un colpetto di tosse e ricomponendosi alla bell’e meglio.
“Ebbene, così sia!” disse infine Rainaldo, accendendo di gioia gli occhi di Rosso. “Faremo la sosta che mi chiedi, ma solo dopo che avremo attraversato il fiume.”
Il mercante indicò col dito davanti a sé, mostrando in lontananza a Rosso e alla loro scorta il traghettatore che per qualche soldo li avrebbe portati sull’altra riva del Po.
Né vecchio né giovane, appoggiato a un lungo remo di legno scuro, se ne stava ritto sull’argine, segnando con la sua presenza il punto preciso del guado dove si poteva attraversare l’immensa distesa d’acqua che luccicava sotto i raggi del sole. Quando vide arrivare i due uomini con gli armigeri, fece un cenno con la testa per salutarli; non erano i suoi primi clienti, quel giorno: al mattino aveva già fatto traversare un folto gruppo di pellegrini, che avevano facce stanche e gambe pesanti. Era stato un sollievo, per loro, sedersi sulla sua chiatta e riposarsi lasciandosi galleggiare, guardando il fiume farsi sempre più scuro e profondo man mano si avvicinavano al letto, poi di nuovo più chiaro e trasparente mentre si approssimavano finalmente alla riva opposta. Avevano osservato i pesci guizzare tra le onde e si erano goduti la brezza fresca e gentile in tutta tranquillità. Uno solo di loro si era lasciato prendere dal panico, e si era messo a pregare Iddio di non farlo morire annegato: a quello spettacolo, il traghettatore si era limitato ad alzare le spalle e a scuotere la testa, manovrando col remo e tenendo i propri pensieri per sé.
“Felice giornata, signori, posso esservi d’aiuto?” chiese con un sorriso.
Rosso notò che era parecchio sdentato, e molto probabilmente doveva aver avuto un passato movimentato, poiché gli mancava un pezzo d’orecchio che sembrava tagliato di netto. Nonostante questo, dava l’idea di un uomo scaltro ma retto.
“Potete traghettarci?” disse Rainaldo.
L’uomo valutò con calma, infine disse: “Non tutti insieme.”
“E per questo, ci farete pagare il doppio?”
“Dovrei...” rispose lui vago, “ma possiamo accordarci.”
Mentre Rainaldo era impegnano nelle trattative con il traghettatore, uno dei guerrieri della scorta richiamò l’attenzione di Rosso, che gli fece cenno di avvicinarsi. Si spostarono un poco in disparte per parlare da soli.
“Se attraversiamo, lasceremo il territorio lombardo.”
“È esatto.”
“Gli accordi non riguardavano la zona al di sotto del Po. Dobbiamo rinegoziare il compenso.”
A quelle parole, Rosso impallidì e si chiese come mai proprio adesso, a un solo giorno di cammino dalla sua amata magione, dalla moglie e dai figli, i suoi armigeri dovevano decidere di piantargli una siffatta grana.
“Ma sapevate che dovevamo arrivare a Piacenza, e siete già stati pagati profumatamente!”
“Gli accordi prevedevano il servizio di scorta per il territorio lombardo” replicò duro il soldato. Il mercante sapeva bene che era una menzogna, ma non voleva far alterare l’uomo, che era ben armato e aveva con sé altri tre dei suoi: non era prudente mettersi contro a dei mercenari come quelli, pronti a tutto pur di guadagnare mezzo soldo in più.
Rosso si girò smarrito e vide Rainaldo stringere la mano al traghettatore e voltarsi verso di lui. Colse al volo l’occasione per fargli capire con uno sguardo che qualcosa non andava. Il fratello lo raggiunse subito, appena in tempo per cogliere il succo del discorso.
“Cercate di capire. Noi non possiamo permetterci di darvi altro denaro. Abbiamo dato fondo a quel poco che avevamo da parte.”
“Spiacente, ma se le cose stanno così le nostre strade si dividono ora.”
“Ma senza una scorta saremo facile preda dei briganti, sapete che zone pericolose sono queste!”
“Allora pagate, e avrete la vostra scorta. Se non pagate, che Dio sia con voi.”
Rainaldo e Rosso si guardarono negli occhi e fecero un triste cenno d’assenso, dopodiché congedarono gli armigeri che girarono le cavalcature per tornare al galoppo da dov’erano venuti. Il traghettatore aveva seguito la scena da lontano, appoggiato saldamente al suo remo.
“Se l’intuito non mi inganna, non vi siete persi molto” disse l’uomo, una volta che quelli furono scomparsi. Aveva aiutato i due mercanti a far salire sulla chiatta i due muli recalcitranti, che sembravano proprio non volerne sapere di stare in equilibrio su qualche asse di legno. Per risolvere la situazione, Rosso aveva infine bendato le bestie, che si erano fatte più mansuete e si erano lasciate guidare nonostante la loro proverbiale diffidenza.
“Perché parlate così?” chiese Rainaldo.
“Perché mi sembra strano che dei baldi guerrieri come quelli facciano tante storie per attraversare il Po. Li conoscevate bene?”
“A dire il vero, no. Li abbiamo assoldati in quel di Venezia.”
L’uomo alzò il mento e socchiuse gli occhi.
“Forse chissà, hanno preferito non avere sorprese dalla parte opposta della riva.”
“Pensate che abbiano una taglia sulla testa?!” esclamò allarmato il mercante.
“Può essere, o forse semplicemente non sono graditi e ne sono consapevoli. Chi può dirlo?” rispose lui scrollando le spalle. Con uno sforzo, diede un colpo al remo e iniziò a guadare il fiume dirigendo la chiatta verso il punto opposto d’approdo.
“Comunque sia, noi ora siamo senza scorta.”
“Dove siete diretti?”
“A Piacenza” rispose Rosso mentre accarezzava a turno il muso dei muli, per tenerli tranquilli.
“Vi conviene fare sosta a Calendasco, stanotte, e trovarne una nuova domani mattina.”
“Se la troviamo...”
I due mercanti piacentini iniziarono a pensare a come organizzare il resto delle ore che mancavano al tramonto. In quella zona v’era stato, in un lontano passato, l’antico porto romano, poi erano giunti dalle terre del Nord i temibili longobardi, che l’avevano soggiogata sotto il loro dominio sfruttandola per le sue straordinarie qualità strategiche. Dopo la conquista carolingia, ci avevano pensato i vescovi conti a rendere quello di Calendasco un territorio ricco e potente, costruendo un castello massiccio e sicuro, imponendo dazi e gabelle a mercanti e viaggiatori, proteggendo gli abitanti con guardie e cavalieri armati, richiamando pescatori e navaroli attirati dal grande fiume pieno di ogni ben di Dio. Era una zona di grande importanza, abbastanza per attirare canaglie e sbandati capaci di tutto pur di rubare un tozzo di pane.
“Potrete trovare riparo all’hospitale dei pellegrini, mentre la cercate” consigliò loro il traghettatore. “Se vorrete approfittare della sosta forzata traendone buon frutto, concedetevi una visita alla chiesa di Santa Maria, così potrete chiedere protezione alla Signora del cielo.”
“Siete un fervente servitore di Dio, buon uomo?” chiese Rainaldo con malcelata sorpresa.
“Faccio quel che posso, mio signore, ma una cosa è certa: è sempre meglio avere un protettore in più, seppure in Paradiso, che un amico in meno sulla terra” rispose lui ammiccando.
A quella battuta così sincera, i due fratelli risero di cuore e decisero di seguire il suo suggerimento una volta giunti a Calendasco. Scelsero poi di assaporare in silenzio l’attraversata del grande fiume, così incredibilmente calmo e accogliente, e di godere appieno di quel momento di rara tranquillità e leggerezza che non avevano ormai da mesi, sulle strade dei commerci e delle guerre che ricamavano i territori del Nord. E si sentivano soltanto lo sciabordio delle onde a infrangersi contro la chiatta e il lento, regolare rumore del remo che, sapiente, tagliava le potenti acque del Po.

E.G.



* per scoprire cosa accade a Rosso e Rainaldo, leggilo sul romanzo Francigena - Novellario a.D. 1107
* immagine: fotografia di Via Francigena - guado - la stele di Sigerico per gentile concessione dell’autore Umberto Pini

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